In questo blog si parla di mio figlio, Alex, adolescente affetto da una grave forma di autismo. Non ci troverete però la sua storia passo passo bensì una serie di racconti, a volte esposti con sarcastica ironia, altre volte rigurgitati con rabbia sulla tastiera. Riflessioni, cronache in presa diretta, fragorose risate, eruzioni di disappunto e quant'altro, il tutto proposto in sequenza casuale e senza un vero filo conduttore, spaccati di quotidiana convivenza con l'autismo. Uno strano percorso il nostro, una scuola di amore e di valori, di perseveranza e di coraggio, dove di imparare non si smette mai...

sabato 20 ottobre 2012

La diga del Panperduto





La diga di presa del Panperduto era li ad aspettarci dietro alla curva, sorniona e monumentale, vistosa come una vecchia Limousine giallo crema abbandonata in fondo all'orto della vicina, eppure focalizzarla sembrava per noi un sogno irraggiungibile, superarla addirittura un'impresa titanica. Ad Alex probabilmente appariva come una muraglia perimetrale, una dogana, al di qua il suo mondo, noto e sicuro, al di la l'ignoto assoluto, e l'ignoto lo spaventava.

Mi sarebbe piaciuto poterla fotografare da vicino, apprezzarne l'architettura, riscoprirne i più minimi dettagli, non ci andavo da almeno trent'anni, ma le nostre passeggiate lungo l'Alzaia del Ticino si interrompevano sempre li, a metà di quella curva, nel momento in cui si iniziava appena a scorgerla, lontana e trasversale, come una catena montuosa dall'insolita cromia.

Quel tardo pomeriggio non avevamo quindi grandi propositi, ci aspettavamo la solita passeggiata stereotipata da venti minuti, andata e ritorno dal parcheggio della Canottieri alla boa presente a metà di quella curva, una boa visibile solo ad Alex.

Era fine Aprile ma sembrava Giugno e faceva un caldo boia. L'Alzaia è chiusa al traffico ed essendo un giorno lavorativo non c'èra nessuno in giro, pedoni, cilcisti, nessuno, eravamo soli, non c'era nulla da temere e lasciammo andare Alex. Lui si mise a camminare davanti a noi accelerando il passo. Quando fa così è un buon segno, solitamente infatti anche se gli dici di camminare da solo lui preferisce restare a braccetto o mio o di Katia, come un uccellino che non riesce a trovare la necessaria sicurezza per staccarsi dal nido provando la prima volta a vibrarsi in volo, invece quel giorno Alex era sicuro ... e stava a suo modo volando, libero da dubbi e paure.
Io e Katia ci guardavamo compiaciuti.


"Chissà che sia la volta buona, mah"

"Sssss ... non dirlo nemmeno, non dire nulla, facciamo finta di niente"



Arriviamo alla curva, ecco la diga, ora si gira e chiede di andare a casa, penso, come al solito, ne ero convinto .... ma invece no, va avanti .... niente boa oggi. Sarà un po' più avanti del solito penso, avrà spostato il confine del suo mondo un pochino più avanti.... proseguiamo ...se facciamo anche solo 10 metri in più è tutto di guadagnato.
Arriviamo alla diga, finalmente. Katia non l'ha mai vista da così vicino e ne resta ammaliata.


"Mamma che bella, stupenda, avevi proprio ragione"


Tira fuori l'I-Phone e comincia a fargli foto a raffica. Alex però non è contento della sosta, ha rotto gli argini della sua angoscia e ora desidera solo una cosa: proseguire, andare avanti, esplorare il nuovo mondo. Freme girando in tondo.

Superiamo la diga proseguendo sull'Alzaia del bacino di Calma del complesso idraulico del Panperduto. La strada scende e da ciotolosa diviene asfaltata, a sinistra termina l'altissimo terrapieno e il paesaggio si fa meno ombrato, si suda.

Katia è preoccupata...


"Ma di qui dove si va?"

"Come, non dirmi che non ci sei mai andata?"

"No, mai. Forse una volta da piccola, ma non mi ricordo"

"Pazzesco, c'è tanta bellezza qui e un sacco di gente di Somma la ignora totalmente..."

"E che ti devo dire? Non metterti a fare il filofoso adesso. Non spararmi il solito sermone. E' che alle 18 devo fare lezione alla palestra di Sesto, non possiamo allontanarci troppo, non voglio dovermela fare di corsa al ritorno, se non fosse per quello sai quanto me ne fregherebbe? Fosse per me possiamo anche camminare per 10 ore di fila"

"Alex vuole andare avanti, quindi noi andiamo avanti e vediamo fin dove si arriva, ok? Quanto tempo abbiamo ancora?"

"Al massimo dieci minuti, poi dobbiamo girarci indietro. Ma più avanti di qui cosa c'è?"

"In fondo al rettilineo la strada fa una "S" in leggera salita e si arriva a un'altra diga, la diga di regolazione di Maddalena..."


"Maddalena? No, sei pazzo, ci allontaniamo troppo"

"Tranquilla. Ci mettiamo 10 minuti ad arrivarci, poi una volta lì facciamo qualche foto e ci giriamo indietro, ok?"

"Ok, va bene"



Si prosegue. Arriviamo alla "S" e ad un bivio, a destra si segue la strada asfaltata che porta sopra alla diga, la quale fa anche da ponte, una diga esteticamente più anomina e meno interessante rispetto a quella di presa, a sinistra si segue per un breve tratto lo specchio d'aqua per poi infilarsi nella vegetazione. Andiamo a destra e saliamo sulla diga. Ci sono alcuni mountain bikers in sosta, bevono integratore salino e fanno gara a chi ce l'ha più grosso ... l'oggetto di vanto è il mezzo ovviamente ... ma il concetto resta quello. Quella diga è importante, anzi soprattutto lo era stata nel secolo scorso, fa da divisorio tra il bacino di calma e una moltitunine di canali, due dei quali molto grandi e ben visibili, il "Naviglio Grande" ed il "Canale Villoresi", alla cui esistenza si deve gran parte dello sviluppo agricolo ed industriale realizzato in Lombardia negli ultimi 150 anni, compreso il trasporto dalla Svizzera di tutti i marmi poi utilizzati per la costruzione del Duomo di Milano, gli altri, più piccoli e nascosti, scaturiscono lateralmente sulla sponda opposta, mimetizzati dalla boscaglia, se ne avverte più che altro solo il rumore, e poi c'è lo sfioratore, molto ampio, da cui tracima copiosamente acqua quando il livello generale si fa troppo elevato, acqua che in quel caso torna direttamente nel fiume confluendovi sul suo lato sinistro.

Giungiamo al termine delle diga, sul lato opposto, la strada scende quasi in picchiata, tipo mulattiera, ed Alex sembra fortemente interessato a proseguire. Non gli interessa un bel niente di ciò che lo attornia, vuole solo andare avanti, vuole battere la sua paura, annientarla, puntando dritto nell'occhio del suo personalissimo ciclone.

Katia mi guarda semisorridente...


"Che si fa?"

"Io vorrei proseguire, è troppo importante per Alex"

"Ma se andiamo avanti cosa c'è?"

"Se andiamo dritti si entra nella boscaglia, c'è il sentiero ma non so dove porta, di li non ci sono mai andato in vita mia. Se invece andiamo giù a sinistra c'è una discesina stretta e ripida, con corrimano, da percorrere in fila indiana, e ti ritrovi sull'Alzaia del Naviglio Grande"

"No nel bosco no, dove cazzo andiamo di li? Poi finisce che ci perdiamo..."

"Beh, andiamo giù sul canale e proseguiamo di li, però occhio che passano un sacco di ciclisti a manetta, e poi il muretto del canale è bassissimo, arriva appena alle ginocchia, è pericoloso, meglio tenerselo sotto braccio Alex"

"Ok, allora dai, chiamo in palestra, gli dico che ho avuto un imprevisto e che stasera non posso andare"

"Ecco, è meglio, almeno siamo più tranquilli, grazie"


"Grazie di che?"

"Grazie"



Appena scesi sull'Alzaia del canale il sound muta totalmente, sembra di stare a dieci metri da mille cascate .... ma non si vede alcuna cascata ... mah. Il rumore arriva dal bosco ... ci avviciniamo e scopriamo che c'è come un avvallamento, profondo una quindicina di metri, e sulla destra c'è una cascata, la si scorge appena in mezzo a quintali di felci.


"Mamma mia che bella, ma è stupenda, devo fargli assolutamente qualche foto..." esclama Katia

"Ok fai pure, il bimbo lo guardo io, ma guarda che se vuoi c'è li un sentierino che porta giù, almeno la puoi fotografare bene, da qui non viene bene"

"Ma è pericoloso?"

"Ma va, c'è pure il corrimano, non vedi?"

"Ok, vado giù un minuto, però non allontanatevi, ok?"

"Tranquilla, dove vuoi che andiamo?"



Katia inizia a scendere...


"Mamma mia Andrea... che spettacolo, pazzesco, chi l'avrebbe mai detto che c'erano posti così belli ad appena 3 km da casa?"


....ma la sento appena, il rumore dell'acqua è troppo forte. Scende ancora più giù.

Alex si accorge che la mamma non sta più nel suo campo visivo, ed istantaneamente perde serenità....


"a mamma" "a mamma"

"un minuto e arriva, ok?"

"a mamma. Te la ciaccio chiamae?"

"ok, dai, te la chiamo"



...ma Katia non sente, è a tre metri dalla cascata, nel pieno del frastuono...

Alex inizia ad innervosirsi ... ma guarda te se dobbiamo rovinare tutto per una cazzo di foto. Non vuole starmi a braccetto ... lo lascio ma senza perderlo d'occhio. Con un occhio seguo il bimbo e con l'altro fisso la nuca di Katia nella speranza che per un attimo si volti a guardarci .... e chi mi conosce sa quanto sia impossibile per me fare una cosa del genere (ahahah).
Katia finalmente smette di fare foto, si volta ma solo di lato e che fa? Si mette a riguardasele tutte pian pianino, forse a tagliarle, correggerle, selezionarle, e magari pure a condividerle su FaceBook...

Alex continua ad avvicinarsi al muretto del canale, arriva fino al pelo e si piega verso l'acqua stando su un piede solo, poi di nuovo, poi di nuovo, sono terrorizzato....


"OOOOHHHH KATIAAAAA porc... putt... OOOOOHHHH"


Non so quanti decibel abbia emanato in quel momento, so solo che tutti i ciclisti in sosta sul ponte sono corsi a vedere cosa stesse accadendo sporgendosi dal lato della diga...
Katia, finalmente, sente i miei richiami. Mi fissa con sguardo stralunato e faccia preoccupata, unisce le dita di una mano che ondeggia nel classico gesto del "che cazzo vuoi?" ... mi sbraccio e gli faccio segno di risalire, subito!
Mi raggiunge spaventatissima... gli spiego tutto. Alex chiede di tornare a casa. Non dovrei avercela con Katia, ed invece mi incazzo. Katia ci rimane male, ed aveva ragione ... non se lo meritava. Dieci anni senza nemmeno una vacanza e mo non si può nemmeno fare una foto ad una cascatella a 3 km da casa? E prima mi aveva pure chiesto il permesso...

La magia è finita, si torna a casa.

Risaliamo dal sentierino da fare in fila indiana e arriviamo di nuovo all'inizio della diga ponte. Alex vuole camminare da solo, ora c'è meno pericolo e glie lo riconcediamo, ma mentre io e Katia puntiamo verso l'attraversamento del ponte lui si gira e va in direzione della boscaglia, seguendo quel sentiero che prima avevamo scartato.


"Alex, dai che andiamo, vieni"

"Bosco"

"No, niente bosco, non so dove si va da quella parte, dai che torniamo alla macchina"

"Bosco, bosco con papà?"



...e intanto avanza seguendo il sentiero.


"Ok, va bene, mi hai convinto, andiamo a vedere il bosco, aspetta che arriviamo però, fermati"

"Ma sei sicuro?"
chiede Katia

"Ma si, chi se ne frega, andiamo avanti un po' e vediamo che c'è, poi quando ci stufiamo ci giriamo indietro"

"Ma hai detto che non sai dove porta quel sentiero..."

"E allora?"

"E se poi ci perdiamo?"

"Ma va. Non preoccuparti, andiamo avanti un po' senza lasciare mai il sentiero principale e poi basta seguirlo per tornare, fidati"

"Vabbeh, allora andiamo"



Appena una ventina di metri di bosco e ci ritroviamo in uno slargo. C'è una piccola abitazione diroccata, macerie in ogni dove, una betumiera arrugginita, un po' di scarti in plastica, canaline, tubi .... che schifo! Ma si sente un rumore di cascata, di rapide, avanziamo incuriositi.

Ad un tratto sul lato destro del sentiero uno strapiombo lungo un ponte di mattoni rosso mezzo crollato. Mi viene da attraversarlo ma noto che non c'è più il muretto laterale di sinistra, e nel tratto centrale nemmeno quello di destra. Se lo attraverso sicuramente scopro da dove arriva quel rumore d'acqua che si infrange, ma attraversarlo con Alex non è il caso. La curiosità però è troppa!


"Katia, tieni li Alex, vado un secondo a vedere cosa c'è dall'altra parte"

"No, non allontanarti, dove cazzo vuoi andare?"

"Un secondo, vado solo a vedere cosa c'è di la"

"Veniamo anche noi"

"No! Ho paura, si può cadere, stai qui con Alex, vado solo io"

"Ma pensa se voli di sotto... io che cazzo faccio poi?"

"Ma va la, son mica pirla! Se vedo che è troppo rischioso mi giro indietro, eh!"



Vado .... fino a metà ponte tutto ok, ma giunto li mi rendo conto che la parte centrale è occupata da un cumulo di macerie, bisogna aggirarlo passando sulla sinistra a pelo dello strapiombo in quanto la parte destra del ponte da li in poi è semicrollata. Sono titubante, mi sporgo lievemente per vedere cosa si vede da li .... e mi si apre il cuore.... che spettacolo! Un bosco posto dieci metri più in basso rispetto al mio punto di osservazione, attraversato da vari rivoli d'acqua, acqua guizzante, con cascatelle in ogni dove, sulla destra un rivolo di portata maggiore e che scende dall'alto con cascata a doppio salto e cambio di direzione di 90° tra primo e secondo salto .... l'acqua scorre tra grandi cuscini di felci, e sullo sfondo bellissimi rami dalle forme spettrali, piegati verso di me .... mai vista una roba del genere .... sembra di vedere il paradiso dal terzo anello di S. Siro. Mi faccio forza e avanzo mezzo metro per vedere meglio anche la parte sinistra di quello spettacolo. Vedo così che quei rivoli uno ad uno si uniscono fino a formare un unico corso d'acqua, un fiumiciattolo largo si e no 5 metri, che scompare sotto la vegetazione per poi riaffiorare leggermente più in là, quel sentiero che abbiamo imboccato in pratica lo costeggia sul lato sinistro, quindi evidentemente seguendolo ci dovrebbere essere una discesa...
Mi rendo conto che il rumore di cascata non proviene da sotto, bensì dal lato opposto del ponte. Ci dev'essere qualcosa di spettacolare dall'altra parte.


"Andreaaaa ... allora? Cosa c'è?"

"Un attimo e arrivo, dammi un minuto"

"Muoviti che Alex inizia a chiamarti"



Ecchecazzo penso, non ho mai visto niente in vita mia, e mo non posso nemmeno andare a vedere cosa c'è dall'altra parte? Mi faccio forza e decido di oltrepassare il cumulo di detriti edili, lo passo dando le spalle allo strapiombo e tenendomi piegato in avanti, con le mani appoggiate ai detriti. Mi sposto lateralmente, poco alla volta, rigido come un manichino, ma riesco a passare. Scopro così che il ponte termina 5 metri dopo il cumulo, senza arrivare dal lato opposto, ma non sembra che sia crollato, sembra piuttosto che sia sempre stato così .... come se prima li ci fosse qualcosa che ora non c'è più, forse c'era una torre, una casa .... boh. Arrivo fino alla fine e soddisfo così la mia curiosità. Ecco cos'era quel rumore ... la cascata di scarico dello scolmatore del bacino di calma, un salto d'acqua di circa sei sette metri, ma su una lunghezza notevole, almeno una quarantina di metri. Vedo che c'è un sentierino, ripidissimo e con un approssimativo corrimano in legno sul solo lato sinistro, quel sentierino probabilmente porta giù direttamente sotto la cascata ... mi piacerebbe seguirlo ma Alex mi sta aspettando ... meglio tornare.


"Andrea, è pericolosissimo qui, torniamo indietro"


Mi volto e scopro che Katia ed Alex mi avevano seguito, erano un metro dietro di me.


"Ma sei pazza, ti avevo detto di aspettarmi"

"Andrea, continuava a chiamarti, tu non mi sentivi più, alla fine non lo potevo più trattenere... Ohhhh.... Mamma che spettacolo!!!!!!!!!!"


Mi rendo conto che, così come prima io avevo trovato motivo per arrabbiarmi con Katia, ora lei ne aveva uno alquanto simile per arrabbiarsi con me ... in fin dei conti la situazione era la medesima ... anche io ero li con la fotocamera in mano e non avevo sentito i suoi richiami ... quindi era giusto starmente zitto.

Torniamo indietro ma c'è nuovamente da aggirare il cumulo di detriti, prima passa Katia, poi io ed Alex quasi abbracciati, l'impresa sembra decisamente meno pericolosa rispetto all'andata..... il più sereno di tutti comunque è proprio lui, Alex.

Arriviamo nuovamente al sentiero e spiego a Katia che seguendolo lo spettacolo vale sicuramente il prezzo del biglietto, ad Alex invece non serve spiegare nulla ... è già partito ... e noi dietro. E' lui ad indicare la via, il nostro cocchiere ritrovato.
Percorriamo la stradina in terra battuta, una terra quasi rossastra, che man mano inizia a scendere facendosi sempre più stretta. Fa un sinistra-destra passando su un piccolo ponte in cemento con corrimani di metallo tubolare verde, poi si allarga e torna a scendere, dolcemente. Arriviamo a costeggiare il fiumiciattolo, ci guardiamo attorno, è un posto bellissimo, natura incontaminata allo stato puro, ci mettiamo a fare qualche foto ma Alex scalpita, vuole proseguire .... "cosa starà cercando?" penso tra me e me ... forse vuol vedere dove finisce il mondo ... o forse sta solo sconfiggendo il suo autismo, dimostrandogli e dimostrandosi una volta per tutte che l'ignoto non lo spaventa più, che è diventato grande, che può camminare con le sue gambe a testa alta iniziando finalmente a godere a pieni polmoni di tutto ciò che fin'ora gli è stato negato. Ne ha di cose da recuperare Dio Santo!

Cerco di assorbire e memorizzare tutto, suoni, colori, odori, la freschezza dell'ombra ... è un momento magico. Proseguiamo.

Ad un tratto incrociamo un uomo anziano, magro, sembra vestito da matrimonio .... boh .... da dove cacchio arriva? Poi una coppia sulla cinquantina, sembrano sherpa tibetani, l'uomo ha una lunga barba grigia e ci saluta sorridente svelando un chiarissimo accento tedesco.


"Ah, io non mi fermo più" dice Katia "mai fatta una passeggiata così bella, incredibile cosa c'è qui, chi lo avrebbe mai detto. Mo voglio vedere dove porta sto sentiero, son troppo curiosa. Da qualche parte porterà, no?"

"Boh..."



...risata generale. Ci abbracciamo, ci facciamo delle foto. Alex è uno spettacolo, presente e vispo come non mai, non vedo più nulla dell'autismo in lui, nulla! Vorrei restare li per sempre. Vorrei che il tempo si fermasse.


Seguiamo il sentiero per circa 1 km, sempre col fiume sulla nostra destra. Ad un certo punto il corso d'acqua sparisce sotto ad un enorme sbarramento naturale, formato da decine e decine di tronchi accatastati gli uni sugli altri, ed al tempo stesso termina anche il sentiero, o meglio gira di colpo ad "L" sulla sinistra, fa appena 3 metri e sfocia in qualcosa di ampio e soleggiato, con fondo ghiaioso.
Avanziamo e in pratica usciamo dal bosco, ci ritroviamo in un enorme  spiazzo di ghiaia e sabbia bianca .... boh ... Alex decide di andare a destra, senza il minimo indugio, come se sapesse esattamente dove sta andando e cosa sta facendo. Noi non possiamo far altro che seguirlo.

Una cinquantina di metri e vediamo il Ticino, quello vero, che percorre trasversalmente l'orizzonte da destra a sinistra. L'enorme ghiaione termina sulla sua sponda sinistra. Alex avanza spedito. Arriviamo all'acqua, sulla sinistra c'è un edificio giallo che pare abbandonato e lì capisco dove ci troviamo...


"Ma qui siamo alla Fogadori. Questa è la spiaggia del Fogador"


Katia si guarda attorno....


"Ma è vero, è il Fogador, pazzesco, ci venivo sempre da ragazzina con la Marina, mamma mia come è cambiata. Ma pensa te dove siamo finiti ... ahahah"

"Già, chi lo avrebbe mai detto che quel sentierino portava qui. Io poi saranno almeno 30, 35 anni che non tornavo più qui, ci venivamo con tutta la famiglia quand'ero bambino. Ahahah .. che ricordi, ecco proprio qui mio padre parcheggiava sempre la sua 850 bèige ... ahahah ... incredibile. Però l'acqua sembra quasi ferma, pare più un lago che un fiume, invece io mi ricordo che qui la corrente era forte, c'erano addirittura le rapide più a sinistra, era pericoloso farci il bagno.... boh"



Il fiume in quel tratto scorre in una conca, una specie di piccolo canyon, con però la parete del lato opposto completamente ricoperta da boschi. La vegetazione ha già pienamente assunto i colori primaverili e l'acqua offre riflessi incredibili,  ci sono delle Folaghe, dei Cigni .... e più in la sulla destra un pescatore. Ma Alex non sembra interessato a nulla di tutto ciò, gli interessa solo andare avanti, come un cyborg privo di freni e di retromarcia. Provo a coinvolgerlo...


"Alex, tiriamo un po' di sassi nel fiume?"

"Sì" e riparte...

"Dai Alex, vieni, così guarda, visto? Dai lanciane uno anche tu"



Si ferma, si abbassa, prende una pietra a caso, si rimette dritto, la lascia cadere verticalmente di fianco al piede, e riparte...


"Ma no. Così. Guarda"


Niente, continua a camminare sulla sinistra del fiume, seguendone la direzione di scorrimento. Lo raggiungo e gli do un sassetto in mano.


"Ecco to, dai tira questo in acqua. Dai lancialo bello lontano, dai..."



Si avvicina al fiume, quasi pucciandoci dentro la punta delle scarpe, e lascia cadere il sassetto in acqua, appena una spanna più in la, in pratica non un lancio ma un semplice rilascio.
Vabbeh .... amen, non intercedo più ... vediamo dove ci porta.

Seguiamo la spiaggia di ghiaia finchè non inizia a restringersi, a quel punto costeggiare l'acqua non è più possibile, si può scegliere tra tre possibilità, Alex sceglie quella più a destra ... va bene, andiamo.

Passiamo tra grandi piante e un sottobosco con splendide infiorescenze e ci ritroviamo in un piccolo spiazzo di sabbia marrone chiara. Uno spiazzo apparantemente cieco, ma sulla destra tra due grosse piante si intravede l'orizzonte e si sente un gran rumore di rapide e cascatelle. Un terrapieno però impedisce di vedere oltre. Alex vuole salire sul terrapieno, ma non è facilissimo, lo prendo per mano e saliamo assieme. Arrivati in cima scopriamo l'incredibile, una lingua di ghiaia, leggermente curvilinea verso sinistra, attraversa quasi verticalmente il fiume, apparentemente fino alla sponda opposta, in Piemonte. Uno sbarramento certamente fatto dall'uomo, ma quando? Boh... Sicuramente dopo la mia infanzia. L'acqua prima dello sbarramento è calma, dopo invece si divide in una moltitudine di piccole rapide, facendosi strada tra grossi ciotoli di varie forme e colori, per lo più bianchi. Lo sbarramento è largo circa tre metri e perfettamente pianeggiante in centro, quindi percorribile tranquillamente a piedi, saranno due trecento metri ma non se ne vede la parte finale in quanto appunto curva lievemente a sinistra. A metà circa una giovane coppia in costume che prende il sole, la ragazza è in topless, forse si sente osservata e si gira a pancia in giù. Faccio salire anche Katia sul terrapieno. Alex freme, vuole andare oltre e percorrere quell'insolito ponte di ghiaia. Scendiamo assieme e si ricomincia a camminare. Arriviamo praticamente in mezzo al fiume, sia verso valle sia verso monte si gode di una vista mozzafiato, con due paesaggi però totalmente opposti: una infinta distesa di sassi attraversata da rivoli d'acqua da una parte, un lago chiuso in una conca dall'altra.
Qualche foto ... ma Alex vuole proseguire ... dico a Katia di far pure con calma tutte le foto che vuole, ci penso io a seguire Alex, sono troppo curioso di vedere se veramente lo sbarramento arriva fino all'altra riva.

Come detto la lingua di ghiaia lentamente vira a sinistra, come un'enorme "chiusa parentesi tonda", e avanzando il rumore di rapide aumenta. Finalmente ecco la fine, purtroppo non come me l'ero immaginata. Lo sbarramento termina bruscamente ad appena 5 metri dalla sponda Piemontese, 5 metri che il fiume attraversa con impeto, riversandosi su un livello inferiore mediante piccole e suggestive rapide. Alex si blocca. Proseguire non è possibile, il cyborg adesso deve per forza inserire la retromarcia ... non si può mica attraversare a nuoto. Lo vedo incupirsi, gira in tondo, torna indietro, poi ritorna da me ....  Chissà cosa gli sta passando per la testa... la "pazza" corsa del mio Forrest Gump è finita. Si siede, prende un ciotolo bianco e lo fa ruotare freneticamente, poi lo lancia in acqua, un lancio vero, ne prende un altro, lo ruota un po' e lo lancia...  si alza, gira in tondo, si risiede, ricomincia a ruotare un ciotolo.... decido di non interferire ... probabilmente sta deframmentando. Deve schiarirsi le idee e trovare un senso al brusco termine della sua corsa. Katia ci raggiunge, provo a fargli una foto assieme ma Alex non è collaborativo.

Forse speravamo in cuor nostro che quella passeggiata non finisse mai, tutta a senso unico e senza mai voltarsi indietro, forse ne avevo esigenza più io che non mio figlio, non lo so, ma mi sarei seduto li per sempre... perchè l'idea di tornare a casa in quel momento non mi andava proprio. Non m'ero mai sentito così libero e felice in tutta la mia vita. C'è chi per cercare una sensazione del genere va a farsi un coast to coast negli States in Harley Davidson, chi va sull'Himalaya, chi fa il giro del mondo in mongolfiera ... a noi era bastata una passeggiata nella periferia del nostro Comune.

La libertà è come l'estate, e per me l'estate non è più da molto tempo una stagione, è uno stato mentale.

Credevo di poter insegnare qualcosa oggi a mio figlio, invece è stato lui a darmi una grande lezione di vita.


"Casa!"


E' Alex, la deframmentazione è terminata. Ha riavviato il sistema operativo. Obbediamo senza batter ciglio, ci vogliono almeno due ore per tornare alla macchina e non manca molto al tramonto ... meglio andare.

Ci rifacciamo tutto il percorso a ritroso camminando a passo veloce in fila indiana. Alex non spiccica una parola, lo vedo un po' spento, la luce che gli scorgevo negli occhi durante il viaggio d'andata è sparita. Credo che l'aver scoperto la sua personale fine del mondo, così presto, lo abbia un po' deluso. Forse sperava di impiegarci di più, o forse credeva che non l'avrebbe trovata mai.

Giungiamo al termine del sentiero in terra rossa, dove c'è quel ponte mezzo diroccato, ci fermiamo un attimo, Alex deve fare pipì, mi accendo una Winston e chiedo a mia moglie di darmi tre minuti...


"Mi fai fare una foto ravvicinata alla cascata dello sfioratore? Dall'altra parte c'è un sentierino che va giù, vado, faccio un paio di foto e torno"

"Ok, però muoviti! E stai attento."



Supero il cumulo di detriti in un secondo, ormai sono esperto, e mi butto giù nel sentierino. Come sospettavo porta proprio sotto la cascata, ma il mio scopo in realtà non è la foto...

Arrivo a un metro della cascata, faccio due frettolose foto e mi siedo su una beola, metto via la fotocamera e tiro fuori il portafogli. Apro lo scomparto delle monetine, prendo il dente di Alex. No, non il primo caduto, quello che si mette in una coroncina d'oro e tutte quelle puttanate, me ne frego delle tradizioni, ci si sposa in Chiesa per tradizione, si battezzano i figli per tradizione, si decide di rimandare la voglia di libertà alle vacanze estive per tradizione .... sono libero da certi condizionamenti mentali, non c'è più nulla di tradizionale in me. Prendo il dente, un canino, me l'ero estratto da solo con una pinzetta da un avambraccio cinque anni prima, lo fisso, espiro il fumo della sigaretta .... non ho più bisogno di quel dente, non mi occorre più un simbolico amuleto per racchiuderci la mia rabbia, la rabbia la devo canalizzare diversamente, devo imparare a sfruttarla, come un valore aggiunto, Alex ne ha un gran bisogno, io ne ho un gran bisogno, devo alzarmi e provare a dare il meglio di me, posso fare di più, molto di più. Chiudo il dente nel pugno, lo stringo forte, lo lancio nella cascata. Fanculo! Mi metto come sempre il filtro della Winston in tasca e torno su di corsa. 

Giungiamo alla diga di presa che è quasi buio, l'illuminazione artificiale è accesa e la diga è uno spettacolo, un tuffo al cuore, non l'avevo mai vista al tramonto ... una bellezza disarmante, commovente. Alex non la caga nemmeno di striscio, ormai per lui non significa più nulla, il suo videogioco è passato al livello seguente e quell'edificio è rimasto nel livello precedente, sovrascritto. 

Il cielo è rosso, potrei farmi anche il giro del mondo adesso ma non vi troverei nulla di così magico, di così perfetto e carico di sentimenti. Facciamo qualche foto, poi ripartiamo, la macchina è a dieci minuti. 4 ore e mezza di giro.... che giornata.


Grazie, grazie ancora Alex.








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